
Alla sommità del palazzo, si nota una bifora con eleganti decorazioni di carattere neogotico, realizzata dall’artista in memoria della figlia Silvia, scomparsa pochi anni prima della realizzazione dell’immobile.
Il piano centrale del palazzo è un tipico piano nobile veneziano e si caratterizza per la presenza di tre ampie finestre di forma ogivale, dalle quali deriva il nome Tre Oci (“tre occhi” in veneziano). Queste eleganti aperture simboleggiano gli altri componenti della famiglia, ovvero l’artista, la moglie Voight Emilia e l’altro figlio della coppia, Astolfo.
Questo delizioso palazzo funse inizialmente da studio dell’artista, per poi diventare l’abitazione del figlio Astolfo, anch’egli pittore, e della moglie Adele. Questo splendido edificio fu sin dalle origini un polo di attrazione di artisti ed intellettuali e nel corso degli anni ospitò personalità di spicco come Grubicy, Sciltian, Morandi, Renzo Piano, Dario Fo.

Nel 2007 la Casa dei Tre Oci è stata dichiarata bene di interesse storico ed artistico da parte della Direzione della Regione Veneto per i Beni Culturali e Paesaggistici ed è stata recentemente restaurata a cura di Polymnia, società che ne acquisì la proprietà nell’anno 2000. A seguito di tale vendita, la società acquirente ne ha convertito la destinazione a spazio espositivo dedicato prevalentemente all’arte novecentesca.